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Ad Arco (Trento): “Il Marketing del Ben-Essere”
Ottobre 16, 2020 @ 8:30 pm - 10:00 pm
Venerdì,16 ottobre 2020, a Palazzo dei Panni ad Arco (Trento).
La Salute non è una semplice assenza di malattia, ma è uno stato di completo ben-Essere fisico, psichico, sociale e spirituale…..e, tutto questo si basa su una Nuova Economia.
Il Marketing del Benessere è il cambiamento necessario per una nuova economia.
E’ una presa di responsabilità e consapevolezza ma anche la strada per emergere, differenziarsi e non rimanere indietro.
Questo libro si rivolge agli imprenditori e ai professionisti dell’industria del benessere, ma anche a tutte le persone che vogliono sviluppare un progetto in questo settore, di cui fanno parte la medicina preventiva e olistica, alimentazione e agricoltura biologica, estetica, turismo, cosmesi e centri benessere hanno in comune la responsabilità di condurre la società verso abitudini, scelte d’acquisto, comportamenti finalizzati al raggiungimento di una condizione di salute olistica. Il rilancio dell’economia partirà da questi settori con un focus sul senso e il valore del benessere.
Il marketing con regole e principi nuovi diventa uno strumento di cambiamento a supporto di un nuovo sistema economico che valorizzi territorio, risorse e salute puntando al benessere sociale.
*Paola Rizzitelli autrice, consulente in comunicazione e marketing, formatrice, ideatrice del Business Model 4Wellness – sinergieperilbenessere.com
* Interverrànno
– il dott. Claudio Pagliara medico oncologo esperto di medicina olistica
– Lidia Di Vece commercialista e presidente Federazione per economia del bene comune (Italia)
Riporto alcuni passaggi del libro del dott. Pagliara “La via della guarigione”
“Una struttura socioeconomica consumistica porta necessariamente a coltivare pensieri, convinzioni, valori, emozioni e personalità funzionali al suo sviluppo. Le esigenze economiche, sociali e politiche di una società consumistica portano inevitabilmente a promuovere gente che considera come il massimo del bene la produzione ed il consumo delle merci, al di là delle conseguenze sull’ambiente o sui singoli individui.
La maggiore produzione e il maggiore consumo sono i due idoli inconsci che vengono promossi in infiniti modi. Maggiore produzione, maggiore consumo, maggiore merci vengono associati, più o meno consapevolmente, a maggiore gioia e maggiore libertà, indipendentemente dal tipo di merci. Magari si tratta di merci inutili o, addirittura, dannosi, per la loro produzione, per il loro uso o per il loro smaltimento, e la cui utilità viene solo indotta da un’abile pubblicità, che ci induce a credere che senza di essi non si può essere liberi o felici.
Bisogni patologici indotti artificialmente, che creano pensieri, valori, caratteri e comportamenti patologici. La libertà intesa come possibilità di acquistare merci, e la gioia come un sottoprodotto dell’acquisto di merci.
La produzione, la commercializzazione ed il consumo perdono il loro rapporto con il vero fine: essere al servizio della salute e dello sviluppo delle potenzialità dell’essere umano. Si confondono i mezzi con i fini e viceversa.
Invece di subordinare l’economia ai bisogni reali della popolazione, si subordina la popolazione ai bisogni dell’economia.
Nell’ottica di un’economia sana, l’obiettivo non è il massimo consumo e la massima produzione, camuffato scientificamente in PIL, ma la produzione ed il consumo sano in funzione del massimo benessere psico-fisico e sociale del maggior numero possibile della popolazione.
L’economia diventa patologica nei limiti in cui per funzionare ha bisogno di promuovere valori e caratteri patologici, finalizzati a permettere una produzione, un commercio ed un consumo patologico.
L’economia da qualitativa diventa rozzamente quantitativa. Non può essere sana un’economia che per sopravvivere necessita di saccheggiare il pianeta, di produrre cittadini malati, di fare guerre e di sfruttare uomini e popoli.
Un’economia patologica promuove nel popolo bisogni, consumi e caratteri patologici, Un’economia sana promuove nei cittadini bisogni, consumi e caratteri sani.
L’obiettivo di un economia sana è naturalmente una crescita selettiva, orientata dalla promozione del benessere, e non certamente una produzione indifferenziata ed illimitata, oltretutto in un ambiente che si dimostra sempre più piccolo e finito.
Il mondo finito sembra ribellarsi sempre più alla logica ed alla visione miope di una crescita economica infinita.
Non importa se le merci promuovono vita o morte, l’importante è che si producano, si trasportino e si vendano merci; bisogna aumentare il PIL.
La via della guarigione richiede necessariamente la programmazione di un’economia che riporti al centro del sistema l’essere umano, con i suoi veri bisogni di gioia e di crescita delle sue potenzialità.
Un’economia che riporti al centro l’essere e non l’avere. Con tutte le conseguenze che questo comporta.
Solo un’economia veramente sana produce una società sana, con individui normali. Per raggiungere questo obiettivo però è necessario costruire una società fondata su altri valori, con un diverso e più gioioso stile di vita, con conseguente differente economia.
In un mondo basato essenzialmente sull’avere, per i motivi già detti, buona parte dell’energia individuale, collettiva o di gruppo viene spesa per nascondere la verità, a volte non solo agli altri, ma anche agli stessi protagonisti.
Questo processo non solo porta a sprecare energia, che poteva essere usata in modo più produttivo e salutare, ma produce anche l’effetto di una riduzione della verità nel singolo, nel gruppo e nella collettività che porta ad una riduzione esponenziale del loro reale potere…….”
Riporto alcuni passaggi del libro “La Salute con l’Acqua” con sottotitolo “Che tipo di acqua bere”:
“….Esiste un’economia patogena perché, per cresce- re o per sopravvivere, ha bisogno di distruggere e saccheggiare il pianeta, di produrre inquinamento con una miriade di veleni tossici e nocivi, di creare le condizioni per il cambiamento climatico, ren- dendosi responsabile, come già visto, di malattie, sofferenze e morti.
Ho seguito, per la mia attività di oncologo, miglia- ia di pazienti con tumore e ho seguito a domicilio centinaia di pazienti con tumore in fase terminale, di ogni età e condizioni sociali ed economiche.
Fra questi ho seguito pazienti con moltissimo de- naro, che però verso la fine della loro vita avevano un grande rimpianto, avevano acquisito la consa- pevolezza di aver sbagliato tutto nella vita. Aveva- no inseguito il dio denaro, perdendo di vista le cose più importanti: la vita stessa, gli affetti, l’amore e i sogni di quando erano bambini o giovani.
Quello di cui si rammaricavano di più era quello di avere fatto bene la cosa sbagliata, di aver cioè imparato a fare anche molto bene il male. Avreb- bero sicuramente preferito fare male il bene, cioè fare male la cosa giusta. Perché a forza di farla, con il tempo, avrebbero sicuramente imparato a fare bene anche il bene. Molti di essi vivevano uno sta- to di malessere e/o si sono ammalati proprio per il conflitto etico vissuto, legato alla maggiore o mi- nore consapevolezza di fare qualcosa di illegale o, comunque, di dannoso per gli altri. La conoscenza più importante è, quindi, saper cosa è veramente bene e cosa è veramente male.
Questa consapevolezza rappresenta la radice da cui partire per dare la giusta direzione alla propria vita. Per fortuna, molti imprenditori od operatori eco- nomici hanno aperto gli occhi ed il cuore e sta na- scendo anche un’economia sana che fa sicuramente business, producendo, però, non merci inutili e pe- ricolose, ma prodotti utili e funzionali alla promo- zione della vita e della salute della gente.
Un’economia che non crea falsi bisogni patologici, ma che con amore si mette al servizio dei veri bi- sogni della gente. Il business rappresenta, in questi casi, un semplice effetto collaterale di una produ- zione o di un servizio fatto con amore e passione per il benessere della gente e dell’ambiente……..”
Riporto alcuni passaggi del libro del dott. Pagliara “L’AMORE È la medicina più potente”
RIMUOVI LE CAUSE E RIMUOVERAI GLI EFFETTI
La presenza della sofferenza e delle malattie, pertanto, ci indica che ci sono delle cose da fare e da modificare, perché siamo su questo meraviglioso pianeta per dare e ricevere gioia, per essere in perfetta salute e per realizzare la nostra mission. Siamo qui non per soffrire e far soffrire, non per trascinare la vita, non solo per consumare e sporcare o accumulare più soldi o più proprietà di qualcun altro.
La sofferenza, il dolore e le malattie rappresentano il modo con cui il Padreterno, o, per chi non crede in Dio, la Natura, ci avvisa. È come se ci dicesse “Scusami, ma come faccio a farti capire che stai sbagliando?” Oppure: “Come faccio a farti comprendere che sei stato progettato per grandi cose e che non sei su questo pianeta solo per consumare e sporcare?” Lo vedremo meglio nei capitoli successivi.
Il compito di noi tecnici è quello di rendere semplici anche le cose complesse, al fine di dare la possibilità a tutti di comprendere. L’alternativa più frequente, invece, è quella di rendere complesse le cose semplici, per promuovere la convinzione che ci sono cose di esclusiva pertinenza dei tecnici, perché le masse non possono capire, per cui il pubblico deve solo avere fede passiva, deve solo credere.
Come hai già capito è proprio l’impostazione opposta alla logica con cui ho scritto questo libro. Rendere comprensibile per tutti anche le cose apparentemente complesse.
Per comprendere perché la malattia rappresenta una reazione normale ad un ambiente patologico e/o ad uno stile di vita patologico, faccio un ulteriore esempio.
Ipotizziamo che una popolazione all’interno di un locale sia esposto a dei gas tossici. Cosa pensi che succederà? Il malessere o la malattia che si svilupperà e che potrà eventualmente portare anche alla morte, nel pubblico presente, sarà la risposta normale conseguente al tipo di tossico, alla sua concentrazione ed alla sua durata d’azione. Gli effetti saranno diversi per l’ossido di carbonio, per il fosgene, il benzene etc.
Da cosa nasce sempre cosa.
“Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandar via l’inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l’inverno, ma l’inverno che causa la neve” Paracelso (1493 – 1541)……………….”