La Carta di Bologna: Consensus sulla Medicina che vogliamo

c

La Carta di Bologna

Consensus sulla Medicina che vogliamo

Redatto ed approvato durante il primo Congresso Nazionale SIM 

“Verso la Medicina che vogliamo”

9 marzo 2024

L’organizzazione del servizio sanitario nazionale è il principale indicatore del grado di civiltà di un popolo e rappresenta un insostituibile strumento per la costruzione di un’economia sana e di una società giusta, solidale e democratica, finalizzate al pieno sviluppo della persona umana.

Da alcuni decenni, purtroppo, è in atto un progressivo smantellamento della sanità pubblica a causa di una politica sanitaria per la maggior parte etero-diretta e fortemente condizionata da potenti interessi economici e politici.

La vita media in buona salute, da diversi anni è in progressiva riduzione, soprattutto per l’aumento delle Malattie Cronico Degenerative (MCD). Malattie che colpivano soprattutto dopo i 60/70 anni ed ora compaiono sempre più anche ai 40/50 anni.

L’attuale organizzazione del servizio sanitario nazionale è figlia di un paradigma meccanicistico-riduzionistico, che, pur con alcuni indubbi effetti positivi, ha portato  ad un’impostazione farmaco-centrica.  Si pensa di guarire tutto con i farmaci e con i vaccini, disinteressandosi completamente delle cause delle MCD (Malattie Cronico Degenerative) – quali cancro, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, cerebrovascolari, obesità, diabete, malattie autoimmuni, che nel nostro paese rappresentano circa il 90% di tutte le cause di morte – e delle cause delle infezioni non riconducibili ai soli agenti eziologici microbici, ma fortemente influenzate dagli stili di vita e dagli ambienti di vita e di lavoro

Facendo in questo modo, non si fa che alimentare, direttamente o indirettamente, le cause di malattia. Ovviamente, se aumentano le cause, aumentano gli effetti. Sarebbe pseudoscientifico affermare il contrario.

La logica conseguenza è un drammatico aumento della prevalenza mondiale di MCD, che spingono i sistemi sanitari verso un inevitabile collasso, anche per mancanza di risorse.

Occorre riportare al centro del campo sociale, economico e politico la situazione sanitaria del nostro paese, perché la salute della nostra popolazione – soprattutto quella delle nuove generazioni – è sempre più compromessa.

Albert Einstein ha detto: “Il mondo così come l’abbiamo creato è un risultato del nostro pensiero. Non possiamo cambiarlo se non cambiamo il nostro modo di pensare.” E, in altra occasione, ha di nuovo sottolineato: “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.”

La logica conseguenza è che se desideriamo davvero risolvere il problema è necessario cambiare il paradigma che ci sta portando sull’orlo di un abisso.

I tempi sono ormai maturi per comprendere che il paradigma esclusivamente materialistico/meccanicistico dominante è ampiamente superato soprattutto dalle nuove conoscenze scientifiche accumulate negli ultimi decenni. È urgente iniziare a pensare in maniera DIVERSA rispetto al modo di pensare che ha creato il problema.  Modo di pensare ed agire che ci ha portato ad una deriva etica e morale, prima ancora che sanitaria.

La Medicina che vogliamo si fonda sui seguenti punti strategici:

  1. Rimettere al primo posto l’etica e il rispetto dei valori umani sacri

È  necessario rimettere al centro la persona umana e la sua salute. Ogni atto medico deve essere giustificato, non solo sul piano scientifico, ma anche e soprattutto sul piano etico, nel rispetto della sacralità della vita e dei valori del singolo paziente. L’attuale Codice Deontologico dei medici è un saldo punto di riferimento che non può essere bypassato e di cui non va permesso lo stravolgimento.  Il consenso è obbligatorio, deve essere realmente informato e non condizionato. Non può essere una un proforma. Il rapporto medico paziente è sacro ed è fondamentale che sia libero da qualsiasi condizionamento economico, politico o di qualsiasi altra natura. Il paziente deve avere sempre la libertà di scelta del medico e della terapia che deve effettuare. 

Senza etica, crolla la Medicina vera e tutto diventa business. Il ruolo degli ordini professionali dei medici e di tutti gli esercenti le professioni sanitarie è essenziale per la realizzazione di questo fondamentale punto strategico. L’attuale riduzione degli ordini professionali a strumenti a mero servizio delle politiche statali e/o di interessi industriali non è accettabile. Gli ordini professionali non possono diventare strumento di oppressione degli iscritti, di negazione dei diritti del malato e/o di mortificazione della Medicina. Gli ordini professionali devono tornare al loro ruolo di difesa dei professionisti iscritti, dei loro pazienti e della Medicina come arte e scienza al servizio della salute e delle persone. Occorre promuovere un’adeguata sensibilità etica in questa direzione oltre che adeguate proposte di riforme normative.

É importante, quindi, che gli operatori sanitari siano più presenti nelle discussioni e decisioni all’interno dei singoli ordini professionali per unire, ad un adeguato lavoro di riforma, una crescente collaborazione finalizzata alla realizzazione di quanto qui evidenziato.

  1. Privilegiare la prevenzione primaria

È necessario rimuovere le cause di malattia, applicando le tantissime conoscenze acquisite, al fine di rimuovere gli effetti, ma anche  per rendere più facili i percorsi di guarigione. Qualsiasi politica sanitaria o qualsiasi atto medico che non tenga conto delle cause nella difesa o recupero della salute, sarà sicuramente molto meno efficace ed efficiente, se non pericoloso. Rimuovi le cause, cioè agisci sui determinanti di salute e di malattia, e rimuoverai, di conseguenza gli effetti, o, comunque, renderai molto più facile un percorso di guarigione.

Se ci si limita, come fa il sistema sanitario attuale, nella quasi totalità dei casi, a intervenire solo sulla malattia o sui suoi sintomi, trascurando le cause, senza volerlo e senza saperlo, si contribuisce, inevitabilmente, ad alimentare le cause. Si diventa, così, complici indiretti delle conseguenze legate all’incremento delle cause.  

La conseguenza è, necessariamente, l’incremento soprattutto delle malattie cronico degenerative, che non può non portare nel tempo ad una lievitazione dei costi, con conseguente implosione del sistema sanitario. La cura di qualsiasi malattia è sicuramente molto più efficace ed efficiente se si interviene contemporaneamente sulle cause, oltre che sui sintomi.

Le malattie cronico degenerative (MCD) rappresentano una reazione normale ad un’ambiente patologico e ad uno stile di vita errato. I veri e principali nemici contro cui combattere non sono le MCD (cancro, malattie cardio-vascolari, malattie neurodegenerative etc.), ma le loro cause. Ciò vale in gran parte anche per le malattie infettive, riduttivamente fatte coincidere con i patogeni identificati come “agenti eziologici”. C’è chi crea e promuove, in modo pseudoscientifico, l’incredibile illusione che si possa essere sani in un mondo malato. Naturalmente, non è scientifico, né etico, far credere che si possa fare prevenzione o recuperare la salute semplicemente prendendo farmaci o vaccini, magari anche sempre più avanzati tecnologicamente, continuando, contemporaneamente, a promuovere stili di vita patogeni, in un ambiente sempre più ammalato e inquinato.

  1. Approccio Olistico, integrato e Bionaturale

Occorre tornare ad acquisire un approccio olistico e integrato, perché l’essere umano è un essere pluridimensionale, non è costituito esclusivamente dalla dimensione biologica. È costituito anche dalla dimensione psicologica, dalla dimensione sociale e dalla dimensione spirituale. In ciascuna di queste dimensioni esistono forze ed energie che possono promuovere od ostacolare un percorso di  salute, di malattia o di guarigione

  1. Educazione alla Salute quale compito prioritario del servizio sanitario nazionale e del medico 

L’educazione alla salute è il principale strumento di prevenzione, cura, riabilitazione e promozione della salute. 

La disinformazione, la mancanza di conoscenze e il “non sapere di non sapere” rappresentano le radici più profonde di molte sofferenze e di molte malattie.

Educare alla salute vuol dire principalmente far conoscere alle persone quali sono le cause e i fattori rischio delle malattie e quali sono i fattori protettivi che proteggono dalle stesse o che favoriscono un percorso di guarigione. L’educazione alla salute svolge un ruolo fondamentale, non solo nella fase della prevenzione, ma anche nella fase della cura, della riabilitazione e della promozione della salute.

  1. Determinare il pieno coinvolgimento, la partecipazione attiva delle persone e promuovere il pieno sviluppo dei talenti e delle potenzialità di ciascuno

Il coinvolgimento, la partecipazione attiva e il pieno sviluppo delle potenzialità e dei talenti dei cittadini favoriscono il senso di responsabilità e costituiscono uno strumento strategico per permettere a ciascuno di essere in grado di avere il controllo della propria salute e per contribuire ai processi decisionali impattanti sulla salute. La salute, come stato di benessere globale, fisico, mentale, sociale e spirituale è il risultato  di tantissimi processi (biologici, psicologici, sociali, spirituali), quindi di tante abilità che sono in parte innate e, in gran parte, apprese.

Il medico cura, ma è il paziente che guarisce. Il medico indica la strada, ma è il paziente che deve percorrerla. Tutto questo richiede che il paziente abbia le giuste conoscenze, ma anche adeguate motivazioni per applicarle. Ogni percorso preventivo o terapeutico necessita di energie (motiv-azioni) e strategie (organizzazione delle conoscenze finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo di completo ben-essere o di guarigione). 

La più grande fonte di energia è l’amore. L’amore ha un ruolo veramente strategico in ogni percorso di promozione della salute e di guarigione. Il paziente deve essere il principale responsabile della propria salute. 

La responsabilità nasce, nel significato etimologico di “abilità a rispondere”, nel momento in cui si diviene consapevoli che i propri, pensieri, parole, intenzioni, attenzioni, interpretazioni, azioni e omissioni sono sempre come dei semi che producono risultati, immediati e mediati, nel tempo e nello spazio. In ogni paziente esistono potenti risorse ed energie che favoriscono od ostacolano un percorso di prevenzione o un percorso di guarigione. Forze che si riescono a mobilizzare solo con la consapevolezza, la partecipazione e il pieno coinvolgimento dei pazienti.

  1. Non confondere gli strumenti con gli obiettivi

L’economia, la politica, la scienza, la ricerca, se non sono patogene e patologiche, devono essere  strumenti per migliorare la qualità e la durata della vita della gente, non  obiettivi sul cui altare si debba sacrificare  la salute delle persone.  

  1. Recuperare il potere decisionale, particolarmente nel settore sanitario, oggi nelle mani delle multinazionali del farmaco e del potere economico e finanziario

La gente, i medici e gli operatori sanitari sono i grandi assenti nei processi decisionali che riguardano la sanità. A causa del crollo dei  valori  umani e dei sacri ideali, siamo in un periodo storico in cui è l’economia a 

guidare la politica e non, viceversa, la politica a guidare l’economia, come dovrebbe e deve essere. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Tra cui il tentativo di centralizzare sempre più i poteri decisionali e cercare perfino di espropriare il potere decisionale delle persone sul proprio corpo. 

Il nuovo Trattato Pandemico e gli emendamenti ai Regolamenti Sanitari Internazionali OMS vanno nella direzione enunciate ed evidenziano rischi oggettivi e gravissimi per la sovranità nazionale e per la stessa democrazia.

  1. Riportare la ricerca medica strategica e la formazione medica nelle mani delle istituzioni pubbliche

Da alcuni studi risulta che i tre quarti delle ricerche biomediche condotte attualmente nelle strutture assistenziali, sarebbero sostenute e finanziate dall’industria privata. È ampiamente nota la oggettiva carenza dei finanziamenti pubblici per la ricerca medica. È, infatti, in atto una monopolizzazione e strumentalizzazione della ricerca medica da parte delle multinazionali, finalizzata all’incremento dei propri business. Negli ultimi decenni si è infatti avuto un proliferare di studi scientifici supportati dalle aziende finalizzate a promuovere le proprie proposte diagnostiche e terapeutiche. Molti di tali studi sono, però, stati considerati carenti o inaffidabili.

Anche la formazione medica deve rendersi impermeabile alle influenze delle multinazionali. Dopo il rapporto Flexner del 1910, la formazione scientifica biomedica approccia in modo carente la eziopatogenesi delle malattie e il ruolo determinante dell’ambiente, dello stile di vita, dell’alimentazione e dello stress, dedicando, invece, un’attenzione eccessiva al trattamento tecnico-farmacologico dei sintomi delle malattie.

  1. Personalizzare la strategia terapeutica: il medico deve operare sempre secondo “coscienza e scienza”

Per permettere la realizzazione di questo fondamentale punto strategico è essenziale garantire la libertà del medico e dell’operatore sanitario, prevedendo anche l’obiezione di coscienza. La funzione del medico è quella di promuovere la salute, al di là dei protocolli. Questo non solo perché ogni paziente, va sempre rispettato nella sua volontà, è diverso ed è unico, ma anche perché in genere il percorso eziopatogenetico è multifattoriale e individuale. La strategia terapeutica dovrà, pertanto, essere multifattoriale, multidisciplinare e di tipo sartoriale. Bisogna, quindi, lasciare la responsabilità e la libertà terapeutica all’interno del rapporto medico paziente e non delegare il tutto a protocolli, magari sfornati da società scientifiche in conflitto d’interesse.

Si assiste purtroppo, in tutto il mondo, a tentativi sempre più subdoli e pervasivi di limitare addirittura la libertà di pensiero dei medici e operatori sanitari. In alcune regioni del mondo, ad es., i medici non possono esprimere neppure un dubbio scientifico sulla sicurezza ed efficacia di farmaci definiti (a torto o a ragione) come “vaccini”. 

Deve essere assolutamente garantita la libertà del medico e di qualsiasi operatore sanitario di esprimersi secondo scienza e coscienza sui farmaci e sulle cure più adatte ai propri pazienti. Qualunque limitazione o soppressione della libertà del pensiero e dell’azione secondo scienza e coscienza deve essere contrastata nel modo più netto e deciso. La politicizzazione della Medicina non può annullare e sacrificare né il paziente né la Medicina autentica né i diritti fondamentali dell’operatore medico e sanitario.  

L’obiezione di coscienza deve essere sempre garantita in tutti i casi in cui il medico o l’operatore sanitario ritengano che un certo farmaco, trattamento o circolare pubblica costituiscano un potenziale danno grave per i propri pazienti e/o una pratica eticamente inaccettabile. 

  1. Effettuare una fondamentale riforma strutturale per consentire la concretizzazione dei punti precedenti.

Oggi i modelli di remunerazione degli attori in Sanità (e di finanziamento delle organizzazioni in cui lavorano) sono legati a prestazioni o loro aggregati fornite in caso di malattia. Dunque, per paradosso, le loro

convenienze sono allineate alla malattia e divaricate rispetto alla salute. Chi riceve remunerazioni e incentivi per la malattia non può perseguire con coerenza la salute, in conflitto strategico con i propri interessi. Per far accadere quanto esposto in tutti i punti precedenti, occorre una riforma strutturale dei sistemi premianti degli attori in sanità, che allinei le loro convenienze non alla malattia, come di fatto accade oggi, ma alla salute, intesa come longevità sana della popolazione degli assistiti di riferimento. 

    – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – –

A fronte di un costante peggioramento delle condizioni di vita, su tutti i fronti, è sempre più urgente che si affermino una Medicina e un’Educazione che si facciano portavoce di una nuova cultura del vivere nel rispetto delle leggi biologiche e spirituali dell’uomo e a salvaguardia dell’ambiente di cui facciamo indissolubilmente parte. 

La salute non è una responsabilità esclusiva di ciò che si decide nel settore sanitario. Come giustamente riporta anche “la Carta di Ottawa” per la promozione della salute (1986), le scelte effettuate in sede politica, economica, sociale, mediatica, ambientale, comportamentale e biologica possono favorire, ma possono anche danneggiare la salute.

Da quanto evidenziato risulta evidente che l’obiettivo strategico principale debba essere quello di contribuire a creare una Medicina che sia più etica, più umana, più scientifica, più libera, più democratica, più efficace (i risultati, in termini di durata e qualità della vita – vita in buona salute – rappresentano la vera cartina di tornasole), più efficiente, indipendente dai condizionamenti economici e politici, e che sia veramente al servizio della promozione e della difesa della salute, come completo ben-essere fisico, mentale, sociale e spirituale.

Bologna, 9 marzo 2024

© Copyright 2024 di Società Italiana di Medicina Tutti i diritti riservati

La Carta di Bologna (versione integrale) Codice ISBN: 978-88-94940-21-3

Le riproduzioni della presente Carta di Bologna, sia nella sua versione integrale che sintetica, per uso personale e/o per finalità di carattere informativo, scientifico, didattico, sanitario, professionale e sociale sono consentite.
Ne è peraltro vietata ogni riproduzione a fini commerciali e di lucro nonché ogni modificazione, plagio e contraffazione e anche ogni utilizzazione, con qualsiasi mezzo di diffusione, priva della citazione del titolare dei diritti d’autore.

Lascia un commento